E' PASADOR
(Stefano Pelloni)
Nell'ambiente in cui uno vive, basta fare
riferimento ad un termine corrente e subito è chiaro ciò che uno vuole
comunicare. Solo per fare un esempio, se sei in
montagna e dici che sei salito ai 2000, è chiaro che ti riferisci ad una
escursione che ha raggiunto i 2000 metri di altezza. Nel podismo, se parli del PASSATORE è
innegabile che la mente va alla famosa corsa di 100 km che va da Firenze fino a
Faenza. Molti dei nostri podisti (riporto a memoria
qualche nome sperando di essere perdonato se ho dimenticato qualche nome) quali
Prandini Andrea, Pelliciari Renzo, il professor Martini, Setti Fabio, Scaffa
Antonio, Magnoni Giuliano, Dondi Carmela, Andreotti Giordano, Malavasi Mauro e
forse altri, vi hanno partecipato e portato a termine questa immane fatica. Ed è proprio per loro in
"primis" e poi per tutti gli altri che voglio ricordare la figura che
ha data il nome a questa eroica manifestazione.
IL PASSATORE
(Stefano Pelloni) In
realtà, chi era il Passatore?. Ho letto altri scritti su Stefano Pelloni, il
brigante gentiluomo che per anni ha agito rubando e ricattando ricchi per se ed
anche per i più poveri. Questo però mi sembrava più una leggenda
che una realtà; mi sono poi dovuto ricredere leggendo un libro "La fameja
di Maraben . La famiglia dei Marabini" (edizioni Fiorino di Modena)
scritto in dialetto romagnolo che abbraccia un periodo fine '800 inizio '900 in
cui bene si percepiscono le miserie e i sacrifici di chi era costretto a vivere
del sudore prodotto dal lavoro della terra tra ricatti del padrone avallati
dalla ingerenza costante del prete. Orbene! In questo libro vi è un capitolo
inerente ad un fatto che ha coinvolto questa famiglia con un fatto del
Passatore trascritto dal vero da una certa Maria Marabini detta
"Cicci" parente diretta dei Marabini che io traduco dal dialetto e
copio in Italiano. "La
storia del Passatore nonno Troni la raccontò a Jusef seduti salla vasca dove
bevevano le bestie perchè a sua volta lo raccontasse ai figli e poi ai figli
dei figli. Fu
all'incirca alla metà del secolo (1850). Tuo padre era poco più di un ragazzo.
La San Vitale (strada che da Bologna va a Ravenna. I Marabini abitavano in zona
Medicina) era piena di buche e avevamo uvuto l'incarico dagli stradini
(manutentori della strada) di portarvi 80 birocci di ghiaia ben divise in
mucchi a 5 metri l'uno dall'altro. Avevamo
messo la sveglia alle tre del mattino e siamo partiti con un lume e un
campanaccio sul davanti dei biroccii e passavamo dalla via Larga (via per
raggiungere la cava). Il
cerchio di ferro delle ruote, strideva sulla ghiaia portandosi dietro un
latrare di cani. Il
cigolio dei birocci dava la sveglia alla gente che andava al lavoro; prima di
tutti i bovari che dormivano nello stanzino con il fieno delle mucche. Nonno
Troni e figlio, cominciarono a sbadilare nella nebbia e nel buio. Al chiarore dell'alba i birocci
erano pieni. Bisognava
quindi affrontare una salita molto dura e le due somarine si aiutavano a
vicenda mettendocela tutta con nonno Troni con i piedi puntati tirava la loro
cavezza mentre il figlio spingeva con la forza della propria gioventù. Mettevamo
più tempo a fare quei 50 metri che a raggiungere la San Vitale. Avanti così non
si poteva continuare!. Ci voleva un mulo di aiuto. Avevamo messo da parte due soldi così un
mercoledì mattino abbiamo preso la via per Lugo vestiti a nuovo con i soldi nascosti
in un sacchetto di tela allacciato alla vita e coperti anche dalla
"caparella" mantello. Passato Massalombarda cominciò ad
albeggiare mentre una siepe di spini e acaci costeggiava la strada. "ALTOLA'".
Un branco di banditi, fucili alla mano sbucarono improvvisamente dal nulla e si
misero davanti alla somara. Li hanno tirato giù dal carretto mentre nonno Troni
cercava di tenere calmo il figlio che già aveva messo la mano nel coltello. "Hai perso prima di
incominciare" gli viene detto e poi "Da dove venite e dove
andate?" "Veniamo
da Medicina e andiamo al mercato di Lugo a comperare un mulo. Siamo biroccianti
e abbiamo solo questa somarina." Il PASSATORE, il grande bandito di
romagna, avanzò tra gli altri briganti: "Fuori i soldi". Nonno Troni ignorò la richiesta. Allora i
banditi li palparono per bene poi il Passatore sequestrò il sacchetto di tela
con tutti i risparmi dei Marabini. Il bandito se così si può chiamare prese
a contare. "Con questa miseria non si comprano bestie!" Chiamò un suo
uomo un certo Giannetta e si fece dare un paio di scudi e ce li mise in mano
con il nostro sacchetto e i nostri coltelli. "Compratevi un bel mulo che quando
passo per Medicina vengo a controllare". Nonno Troni e figlio rimasti interdetti non
sapevano se darsela a gambe o ringraziare ma in poco tempo si ritrovarono a
Lugo senza rendersene conto. Comprarono
un bel mulo al mercato e si presero anche un kilo di sarde per fare un poco di
festa al ritorno in famiglia (questa delle sarde era usanza ogni ritorno dal
mercato). Il
mulo tirava il carretto e la somarina seguiva dietro. Ognuno riviveva come in
un sogno gli avvenimenti del mattino, poi a due passi da casa nonno Troni si
rivolse al figlio "Hai capito" e non importava dire altro. Quello
doveva essere un loro segreto e non ne avrebbero mai fatto parola con nessuno,
ne madre, moglie o parenti. Non erano bei tempi! Non si sapeva chi teneva l'ordine e i
soldati pontifici gareggiavano coi gendarmi in ignoranza e cattiveria. Guai se
avessero saputo!. Dopo venti giorni alcuni uomini del
PASSATORE furono uccisi a Castello dai gendarmi e la maestra che li ospitava fu
incarcerata. Non hai idea dei brutti giorni che
passarono con la paura che il PASSATORE capitasse nella corte di casa per
domandare un pezzo di pane per la sua gente, un bicchiere di vino o per dormire
nella stalla. Come difendere le donne, la famiglia e noi stessi dai gendarmi?. Il mulo fu messo in stalla "Non c'è
tempo per domarlo" dicevano alle donne. Poi un giorno si sparse la notizia che il
PASSATORE era stato ucciso da un capitano vicinio a Russi. Il mulo uscì dalla stalla e quel giorno
cambiò nome, divenne "Pasadòr - Passatore". Quando lo chiamavamo la gente rideva e i
Marabini zitti con il cuore che batteva forte non facevano neppure bocca da
ridere. Lasciarono passare un po di tempo ma
avevano un debito con la coscienza e con questi tipi di debiti non si vive e una
sera chiamarono le donne tutte nella stalla. "Questa sera un rosario! E' morto un
nostro amico Stefanelli della Fontozza". Avevano inventato un nome così su due piedi,
perchè sai come sono fatte le donne, lo avrebbe saputo anche Gesù Cristo!. Dopo sembrò loro di stare meglio, ma era
dura non poter dire di uno che era un GALANTUOMO. Jusèf fu il terzo dei Marabèn (Marabini) a
conoscere la storia del PASSATORE.
""""""""""""""""""""""""""""""""""""""" Tanta
salute a tutti. Renzo. |